Ritagli di vocazione
Passaggi o incontri?
Camminando per strada è normale incrociare i passi frettolosi di molta gente. Sembra invece molto più difficile incontrare davvero qualcuno. Ci vuole molta fiducia e soprattutto il coraggio di non rimanere da soli ad occupare tutta la scena, rallentando il passo e facendo spazio agli altri.
Eppure, quando accade che superficiali e anonimi passaggi si trasformano poco per volta in incontri reali ci si sente avvolti da qualcosa di nuovo, da una promessa che fa rifiatare e ridà ossigeno, riconsegnando a ciascuno l’umanità e la prossimità di cui siamo capaci.
E’ così che si fa spazio a Dio, lasciandoci attraversare dalle storie degli altri che ci precedono e ci sorprendono sempre, e non certo rimanendo anonimi e frettolosi passanti. E’ così che si impara la difficile arte quotidiana della cura per i fratelli, non rimanendo chiusi in casa, ma camminando insieme e facendo posto al volto dell’altro. Ogni vocazione nasce così, come risposta, come corrispondenza grata e fiduciosa a un Dio il cui appello è percepibile solo dentro e attraverso i molti legami che contornano e forgiano la nostra vita.
La Chiesa stessa, la comunità dei discepoli di Gesù, nasce dalla fede evangelica in mezzo al mondo e ai fratelli, per essere di nuovo mandata al mondo e ai fratelli, affinché nella faticosa quotidianità delle nostre strade la fede in Gesù generi incontri e non solo passaggi, vicinanza e non solo diffidenza, umanità e non solo tecnica, consumismo ed economia fittizia.
E’ questa medesima passione che spinge qualcuno, nella Chiesa, a diventare prete. Solo questa, senza secondi fini. E’ una missione davvero “divina†perché profondamente umana, nata al centro della solidarietà con tutti i fratelli ed esercitata a favore di essi e di tutti gli uomini. Chiunque essi siano, qualunque sia il passo che li contraddistingue camminando lungo la strada.
14 gennaio 2012
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