Il Seminario è chiamato a prendersi cura della formazione integrale dei seminaristi nelle varie dimensioni che la compongono:
umana, spirituale, intellettuale e pastorale.
«Senza un'opportuna formazione umana l'intera formazione sacerdotale sarebbe priva del suo necessario fondamento... Il presbitero, chiamato a essere immagine viva di Gesù Cristo capo e pastore della chiesa, deve cercare di riflettere in sé, nella misura del possibile, quella perfezione umana che risplende nel Figlio di Dio fatto uomo e che traspare con singolare efficacia nei suoi atteggiamenti verso gli altri, così come gli evangelisti li presentano».
Gli interventi educativi mirano innanzitutto a favorire la maturazione umana personale. In primo luogo si tratta di imparare a conoscere ed apprezzare la propria situazione di partenza. Per il seminarista questo significa avere una reale valutazione e stima di se stesso. La responsabilità dei formatori consiste nel favorire e stimolare questo cammino. Una vera maturità, poi, è obiettivo sempre da perseguire e mai raggiunto. È responsabilità di ogni singola persona rispondere di se stesso, del tempo affidato, delle parole, degli sbagli, delle cose, delle situazioni, del futuro... e valutare e discernere con attenzione il tenore del proprio percorso. Meta dell’itinerario è abilitare il seminarista in futuro a vivere e a mostrare il ministero presbiterale come forma riuscita di esistenza umana nella fede.
Ogni aspetto della formazione umana va soppesato in vista della specifica vocazione al ministero nella Chiesa. Siccome il ministero presbiterale ha una dimensione comunionale è indispensabile maturare la capacità di relazioni autentiche con le altre persone. Luogo privilegiato di crescita e di verifica di questo aspetto è la vita comunitaria.
«È opera dello Spirito e impegna la persona nella sua totalità; introduce nella comunione profonda con Gesù Cristo, buon pastore; conduce a una sottomissione di tutta la vita allo Spirito, in un atteggiamento filiale nei confronti del Padre e in un attaccamento fiducioso alla chiesa … Si tratta di una formazione spirituale che è comune a tutti i fedeli, ma che chiede di strutturarsi secondo quei significati e quelle connotazioni che derivano dall’identità del presbitero e del suo ministero».
Fede e vocazione sono sempre all’interno di un’esperienza unitaria. L’adesione personale alla fede e, quindi, una vera scuola dell’essere cristiani non può essere data per scontata nella formazione seminaristica. Anche chi si prepara al ministero è uomo in cerca delle ragioni della propria fede. Insieme alla formazione teologica, è necessario un continuo approfondimento personale dei documenti della fede. L’approfondimento della conoscenza va di pari passo alla maturazione delle disposizioni spirituali tipiche della fede: l’ascolto, il silenzio, la docilità alla conversione, l’invocazione, la lode...
La scansione dell’orario e del calendario è in funzione di un’efficace cura dello spirito, prima di rispondere a criteri organizzativi.
La proposta spirituale del seminario si basa sugli elementi essenziali che costituiscono la vocazione del presbitero: il servizio alla Parola di Dio e ai Sacramenti, in una comunità cristiana, con la dovuta attenzione al pluralismo delle spiritualità.
«È la stessa situazione contemporanea ad esigere sempre più dei maestri che siano veramente all’altezza della complessità dei tempi e siano in grado di affrontare, con competenza e con chiarezza e profondità di argomentazioni, le domande di senso degli uomini d’oggi, alle quali solo il vangelo di Gesù Cristo dà la piena e definitiva risposta».
La formazione intellettuale del seminarista non è totalmente delegata all’istituzione della scuola. La competenza specifica dell’insegnamento ha il proprio luogo naturale nella scuola, ma senza che questo diventi uno scomparto chiuso in se stesso. Il principio fondamentale di una formazione unitaria della persona richiede in primo luogo una stretta collaborazione reciproca tra seminario e studentato, fondata sulla reciproca conoscenza e stima. Compete al seminario favorire la possibilità che ognuno elabori una sintesi personale, collocandola all’interno del percorso vocazionale e formativo nel suo complesso.
Particolarmente importante è il ruolo del seminario nell’orientare la formazione intellettuale al ministero. La competenza acquisita dal seminarista attraverso la scuola e lo studio non è chiusa nell’ambito della cultura personale, ma è destinata al servizio della comunità cristiana.
«L'intera formazione dei candidati al sacerdozio è destinata a disporli in un modo più particolare a comunicare alla carità di Cristo, buon Pastore. Questa formazione, dunque, nei suoi diversi aspetti, deve avere un carattere essenzialmente pastorale».
La formazione pastorale non può essere ridotta ad un semplice apprendistato, rivolto a familiarizzarsi con qualche tecnica pastorale o a un generico fare esperienze. La proposta formativa del seminario deve invece farsi carico di una vera e propria introduzione alla sensibilità del pastore, all'assunzione consapevole e matura delle sue responsabilità, all'abitudine interiore di valutare i problemi e di stabilire le priorità e i mezzi di soluzione, sempre in base a limpide motivazioni di fede e secondo le esigenze teologiche della pastorale stessa.
Nella scelta dei luoghi e dei servizi adatti all'esercizio pastorale si dovrà avere certamente particolare riguardo per la parrocchia, ma senza chiudersi solamente nelle sue strutture organizzative. Avere ad esempio un’attenzione al mondo degli ammalati, delle persone diversamente abili, delle emarginazioni sociali, delle realtà culturali e d’incontro presenti sul territorio parrocchiale può essere molto stimolante e proficuo per il cammino seminaristico di un futuro ministro.
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