Spes messis in semine

Ritagli di vocazione

Spes messis in semine

La speranza della messe è nel seme

Ognuno di noi ha esperienza della semina. Ognuno di noi prima o poi nella vita si è fermato a osservare e magari a stupirsi di fronte al miracolo che ogni anno fa di un piccolo seme un arbusto, una pianta, un fiore. Mi sembra che questa esperienza possa essere utile per capire cosa è il seminario. Da tanti anni frequento il seminario, prima a Cuneo, dove ho cominciato con le medie e ho proseguito con le magistrali. Appena compiuta la scelta di studiare teologia e incamminarmi su questa strada il seminario ha trasferito la sua sede più vicina alla scuola, a Fossano, dove ancora vivo e studio. È questa l’impressione che ricavo da questi anni: nel terreno della mia vita un contadino paziente (il Signore stesso) ha sparso con generosità i semi. Con l’aiuto e l’accompagnamento delle persone che ho incontrato (superiori, compagni, professori) mi accorgo che ogni giorno qualche seme germoglia nella mia vita e si prepara a diventare una pianta, che mi auguro sana e forte. Per la mia vita mi auguro che questi siano anni preziosi per il mio ministero, in cui tutto quanto il Signore ha seminato in me possa postare frutto, consapevole dei miei pregi e dei miei limiti.
In seminario la vita scorre più o meno sempre uguale, convinti come siamo che nel ritmo si impara una forma che poi ci permetterà di essere forti nel tempo. Alle 7,00 ci troviamo in cappella per iniziare davanti a Gesù la nostra giornata. Dopo colazione si va a scuola (non è un grosso tragitto: si tratta di fare un piano di scale) e lì consumiamo le meningi fino all’ora di pranzo. Il pomeriggio è dedicato allo studio, prima di ritrovarci in cappella per la Messa. Dopo cena a volte abbiamo incontri formativi con i nostri formatori, a volte con ospiti. Il giovedì dopo cena è dedicato all’adorazione eucaristica. Non mancano gli spazi di relax, specie dopo i pasti o nelle sere libere. Fossano non è una città grande come Cuneo, né offre le occasioni del Capoluogo, però è piacevole fare quattro passi lungo il viale alberato o sotto i portici, per prendere un po’ d’aria, per cogliere l’occasione di due commissioni…
Come in un bel giardino con molte piante diverse, così nella nostra vita di seminaristi ci accorgiamo che sono molti i doni di cui facciamo tesoro e che, se sappiamo curare bene, diventeranno robusti e forti. La vita comune, ad esempio, mette alla prova la nostra capacità di collaborazione e dialogo e diventerà, spero, capacità di ascolto e condivisione nella vita da prete. I momenti di preghiera, ritmati e regolari durante la giornata, sono la palestra per una vita spirituale ricca e feconda. Lo studio, a volte appassionante, a volte faticoso, ci permetterà di poter leggere con competenza il mondo di oggi, sapendo ancora dire una parola che sia quella di Gesù. Le esperienze, magari piccole (come un seme, appunto) di carità, ci formano a imparare uno stile, di attenzione ai poveri (non solo in senso materiale). Altri semi gettati in questi anni sono le relazioni con tanti, coetanei e no, con cui ci confrontiamo, con cui passiamo semplicemente del tempo, certi che non è sprecato il tempo dedicato agli altri. 

13 novembre 2007

Roberto da Cuneo


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