In questa occasione vi proponiamo la meditazione sul Vangelo di domenica 29 febbraio, a cura di don Carlo Cravero, direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano
LA FELICITÀ NEL MINISTERO ORDINATO “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3)
Nel vangelo di Matteo, dopo la chiamata dei primi quattro discepoli (Mt 5,18-22) e un primo
sommario sulle azioni di Gesù in Galilea (Mt 5,23-25), il lettore incontra il celebre brano delle
beatitudini (Mt 5,1-12). Come Mosè sul monte Sinai, Gesù sale su una montagna vicino al lago di
Tiberiade invitando i discepoli ad entrare nella via della beatitudine: si crea così un solido legame
tra chiamata alla sequela e felicità. Si osserva un aspetto paradossale, ovvero come la gioia si
sperimenti nella prova, in una situazione di umiltà nella quale si apre lo spazio per accogliere e
ricevere. Le beatitudini si presentano come la realizzazione delle promesse della Scrittura: gli afflitti
saranno consolati (Is 61,2), i misericordiosi sperimenteranno misericordia (Sir 28,1-7). Il testo si
conclude con l’invito ad essere sale della terra e luce del mondo (Mt 5,13-14), richiamo/esortazione
per dare concretezza alla chiamata del Signore, passando da una sequela puramente emotiva,
ideologica ed astratta ad un discepolato coinvolto nel mistero della vita reale. Nella misura in cui
accogliamo la proposta di Gesù e ci poniamo alla sua sequela – ognuno nelle sue circostanze –
possiamo partecipare della beatitudine.
Celebrare nelle nostre Diocesi la giornata del Seminario ci invita a cogliere il dono del ministero
ordinato all’interno della nostra icona biblica: il Signore chiama a sé alcuni come apostoli all’interno
del suo grande invito a seguirlo sul monte. Non esiste una vocazione come fatto individuale, ma ogni
chiamata è vissuta all’interno della Chiesa che accompagna, nutre, discerne ed orienta il cammino
di crescita. Si è “preti” nella chiesa e si serve il Signore lontani da tutto ciò che potrebbe essere una
deriva individuale, riduttiva ed egoistica. Servire il Signore nella Chiesa di oggi significa dare spazio
alla meditazione della sua Parola, crescere nell’imitazione del suo cuore, nutrirsi e donare il suo
pane di vita, essere testimoni del senso dell’esistenza umana e collaboratori di Dio. Diventare
sacerdoti non significa scegliere una professione, ma offrire la vita come servizio dell’incontro tra
Dio e l’umanità. In un tempo di forti cambiamenti e ripensamenti dove sono poche e nascoste le luci
di speranza, è bello pensare al sacerdozio come ad un’offerta di benedizione divina sulla vita
affinché i seminaristi di oggi siano domani “i collaboratori della nostra gioia” (2Cor 1,24).
Don Carlo Cravero – direttore dell’ISSR Fossano
Alleghiamo la locandina della giornata, l'indervista a don Alessio Donna, l'intervento del padre spirituale (don Luigi Lucca) e le preghiere dei fedele per la Santa Messa del 29 febbraio.