Ritagli di vocazione
Ma … sei proprio sicuro?
È la domanda che ritorna per le scelte che vanno un po’ più in là del limitato orizzonte dei nostri calcoli e fan spiegare le vele verso il mare aperto. Provo a condividere, a dare ragione di una di queste mie scelte, tanto più che siamo ancora vicini a quel periodo in cui, prima di fare il passo verso il nuovo anno, tra un bicchiere e una fetta di panettone, ci voltiamo indietro a guardare l’anno vecchio.
L’anno vecchio è stato per me particolare. La fine dell’esperienza universitaria in quel di Pisa è sicuramente fondamentale: sei anni fa lasciavo il Liceo Classico e cominciavo a studiare archeologia abitando in un collegio della città toscana. La ricchezza di questi anni, credo, non la dimenticherò: sicuramente la formazione culturale, il contesto molto vivace e pieno di stimoli, le numerose relazioni anche con persone provenienti dall’estero e con studenti di diverse facoltà . Ma quello che più mi ha formato, come persona, come Mattia quale ora sono, sono le occasioni di relazioni profonde e di servizio: il cammino con una ragazza e il mettersi in gioco nel collegio dove risiedevo; l’aprire gli occhi sulla ricchezza dell’altro, l’ascoltare l’altro, accoglierlo, camminarci insieme. Tutto fatto nella semplicità della quotidianità di uno studente universitario fuori sede. E intravedo anche la preghiera e i dialoghi con e sulla Parola di Dio, a volte solitari a volte in compagnia di pochi amici nella cappellina del collegio. Lo scoprire pian piano che quella Parola era detta e rivolta a me, alla mia esistenza quotidiana. Complici gli stimoli di un paio di amici del Seminario di Pisa e della ragazza con cui camminavo, ho cominciato a prendere in considerazione un “Eccomi!†leggermente diverso da quello che ritenevo potesse essere fino a quel momento: il corso di laurea da concludere, ha dato il tempo necessario perché le cose si chiarissero un po’ di più.
Il momento della decisione è arrivato con l’estate, dubbi a palate, pensieri che si aggrovigliano, paure, dolore. Ma anche quel “Vieni dietro a me!†amico, sicuro, continuo, che non gradisce sacrifici ma assicura vita piena, bella. Così, il 19 settembre ho iniziato a Fossano a muovere i primi passi negli studi teologici, nella formazione, nel servizio pastorale, nella vita comunitaria. Avendo intuito che la “vocazione†non è un posto già pronto e preconfezionato a cui conformarsi e al più verso cui dirigere la prua veloce della propria barca, ma è un uscire dalla tenda al suono della voce amica che indica le stelle e poi mettersi in viaggio, questo sì, dietro a quel Gesù di Nazareth nella quotidianità del mio essere Mattia che mi è data. E questo, la compagnia di Gesù, regala sicurezza.